Molti usano nettarina come sinonimo di pèsca – soprattutto nei paesi anglosassoni (peach = nectarine) – ma è più corretto utilizzare questo sostantivo per differenziare le varietà botaniche di piante che producono frutti con buccia senza peluria (tricoma).
In quanto modesta fonte nutrizionale di pro-vitamina A – retinolo equivalenti – e vitamina C – acido ascorbico, le nettarine potrebbero essere inserite sia nel VI che nel VII gruppo fondamentale degli alimenti. Hanno anche un apporto calorico moderato fornito prevalentemente dagli zuccheri solubili – fruttosio – contengono fibre alimentari, sono ricche d’acqua e di minerali – soprattutto potassio.
Del Genere Prunus – Sottogenere Amygdalus – e specie persica, il pesco nettarino è una pianta di origine orientale appartenente alla Famiglia Rosaceae, la stessa dell’albicocco, del prugno, del ciliegio, del mandorlo ecc. L’albero delle nettarine raggiunge i 4-8 metri. Sui giovani rami, produce foglie caduche lanceolate, appuntite, color verde e talvolta sfumato di rosso. In primavera, prima di sviluppare le foglie, si ricopre di fiori rosa che evolveranno – nella stagione calda – nei tipici frutti rotondeggianti e prevalentemente rossi.
Di nettarine se ne coltivano tipologie differenti. I frutti delle varie cultivar si somigliano molto, poiché la buccia (esocarpo del pericarpo) è sempre liscia – senza tricoma – e rossiccia più o meno screziata di giallo. A seconda del tipo però, può contenere una polpa (mesocarpo del pericarpo) gialla oppure biancastra. Il nocciolo interno (seme avvolto dall’endocarpo del pericarpo) può essere libero o ben attaccato alla parte commestibile.
Varie parti della pianta – come i semi, la corteccia ecc. – contengono sostanze amaricanti usate in molte preparazioni. Bisogna tuttavia ricordare che si tratta di glicosidi cianogenetici – che liberano cianuro – potenzialmente tossici. In particolare, la mandorla (seme composto da endosperma, embrione e tegumento) delle nettarine – e delle pesche in genere, ma anche delle albicocche, delle prugne, delle ciliegie ecc. – contiene amigdalina, tipica delle famose “mandorle amare“.
Le nettarine si mangiano prevalentemente crude ma solo di stagione – poiché non godono di un’elevata conservabilità. In Italia vengono conservate sciroppate e in marmellata – o meglio confettura. Sono meno diffuse le nettarine candite. È invece diffusissimo il succo di pesca commerciale. Altre preparazioni secondarie a base di pesca sono: gelati, granite, dessert, estratti, centrifugati, frullati, frozen, cocktails ecc.
Proprietà nutrizionali delle nettarine
Le nettarine non sono precisamente inquadrate nei VII gruppi fondamentali degli alimenti. Questo perché contengono retinolo equivalenti ed acido ascorbico, ma tutti e due in quantità moderate. L nettarine hanno quindi le caratteristiche per appartenere al VI e VII gruppo o, visto le concentrazioni poco abbonanti, a nessuno dei due.
Le nettarine hanno un apporto calorico moderato. L’energia viene fornita principalmente dai glucidi, seguiti da quantità irrilevanti di proteine e lipidi. I carboidrati sono costituiti interamente da fruttosio – zucchero semplice, solubile, monoinsaturo. I peptidi risultano a basso valore biologico, cioè non contengono – nelle giuste quantità e proporzioni – gli amminoacidi essenziali del modello umano. Gli acidi grassi sono prevalentemente insaturi, con grande rilevanza dei polinsaturi.
Le nettarine contengono fibre alimentari, buona parte delle quali è di tipo solubile. Sono invece prive di colesterolo. Non contengono nemmeno le molecole principalmente responsabili delle intolleranze alimentari scientificamente diagnosticabili, quali glutine, lattosio ed istamina. D’altro canto, quella alle pesche è una delle allergie alimentari – che riguardano gli ingredienti vegetali – più diffuse in Italia.
Le nettarine non hanno un alto contenuto di purine, ma un eccesso di fruttosio può favorire la ritenzione di acido urico.
Per quel che riguarda le vitamine, le nettarie vantano discrete concentrazioni di retinolo equivalenti (provitamine A), acido ascorbico (vitamina C), tocoferoli (vitamina E) e vitamina K (antiemorragica). In merito ai sali minerali invece, è apprezzabile il livello di potassio.
Discreta la concentrazione di antiossidanti di origine non vitaminica, come quelli polifenolici.
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