Si narra che – tra i legumi – le fave siano le meno caloriche in assoluto; come per le lenticchie ed i fagioli, anche le fave hanno acquisito un ruolo da protagonista nei tempi antichi come cibo dei poveri per eccellenza, considerato il loro scarso costo e la semplice reperibilità. La pianta delle fave è originaria dell’Asia Minore e da secoli viene ampiamente coltivata per l’alimentazione umana ed animale (foraggio).
Attualmente, le fave sono largamente consumate nelle tavole italiane, in particolare nelle regioni pugliesi, sicule e sarde. Nella nomenclatura botanica, le fave sono note come Vicia faba L. o Faba vulgaris, ed appartengono alla famiglia delle Fabaceae: trattasi di una pianta erbacea annua, in grado di raggiungere i 70-140 centimetri in altezza. La pianta presenta un fusto eretto e grosso, a sezione quadrangolare e molto ramificato alla base; la radice è fittonante e mostra numerose ramificazioni. La crescita della pianta delle fave è ascrivibile a quella di un fagiolo verde gigante, dal baccello carnoso e cilindrico.
All’interno del baccello, dalla lunghezza media di circa 20 cm, si trovano i semi giallognoli-brunastri, piatti, ovali, larghi e polposi; le foglie, pennato-composte e stipolate, sono costituite da gruppetti di 2-6 foglioline più piccole.
Le fave possono essere consumate cotte o crude, e sono vendute sia secche, sia fresche.
Le fave fresche possono essere consumate al naturale o utilizzate insieme a pane, salumi o formaggi.
In commercio sono molto vendute le fave in scatola e quelle surgelate, chiaramente molto più pratiche rispetto a quelle secche.
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