Il carciofo è originario del Medio Oriente. Il carciofo selvatico era utilizzato tanto come medicinale quanto come alimento già dagli egizi e greci antichi. Gli arabi ne iniziano la coltivazione nel IV sec. a.C., veniva chiamato Karshuf, da cui il nome attuale. Anche gli antichi romani utilizzavano il carciofo in ambito culinario e medico, lo scrive in alcuni suoi testi lo scrittore latino di agronomia e agricoltura, Lucio Giunio Moderato Columella, il quale decanta le proprietà del “cynara”. Da allora, ma probabilmente già gli etruschi raccoglievano questo prodotto, nell’Agro Romano, oggi Agro Pontino, e nelle altre campagne laziali, viene coltivato il carciofo romanesco, oggi seguendo un preciso disciplinare, deve essere rigorosamente della cultivar “Castellammare” e relativi cloni, che ne stabilisce il metodo di produzione ed in quali aree geografiche.Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP è stato il primo prodotto italiano ad essere tutelato a livello europeo dal marchio IGP. Si distingue dalle altre varietà per le dimensioni maggiori, i capolini sono violacei e contiene sodio, potassio, fosforo, calcio e le vitamine C e K. Il periodo migliore per la raccolta va da inizio marzo a fine aprile. Nella cucina tipica romana, e laziale, sono numerosissime le ricette, le preparazioni tradizionali sono “alla Giudia” e “alla Romana”, ma vengono utilizzati per numerosi primi, secondi e contorni, ad esempio in brodetto, fritti e ripieni.
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